A TU PER TU CON COACH BEZZATI: 'IN CINQUE-OTTO ANNI IL RUGBY FEMMINILE CRESCERA' TANTISSIMO&
In vista del ritorno del campionato di Serie A femminile, ed anche del 6 Nazioni rosa, abbiamo sentito Nicola Bezzati, head e forwards coach del Valsugana seniores femminile che, attualmente, si trova al secondo posto in classifica, a cinque lunghezze dal Colorno. Tracciamo un primo bilancio della stagione finora trascorsa. "Innanzitutto, il mio ed il nostro progetto, come Valsugana Rugby femminile, è partito esattamente quattro anni fa ed è in enorme crescita. Questa, per me ed il mio staff, è la quarta stagione. Gli obiettivi stagionali sono, ovviamente, positivi per tutti. Però bisogna raggiungerli. Come? Vincendo le partite e cercando di fare il meglio possibile. Noi, come squadra che ha vinto gli ultimi tre scudetti, quest'anno ci eravamo prefissati l'obiettivo minimo dei playoff, e chiaramente poi raggiungere la finale. Per arrivarci, ci sono un paio di squadre che, presumo, ci daranno del filo da torcere, avendo il medesimo obiettivo. Queste squadre sono Colorno, Villorba e Monza, anche se quest'ultima ha avuto delle problematiche, secondo me, a livello numerico, di qualità, mentre Villorba e Colorno, grazie a fattori quali la campagna acquisti, le selezioni esterne, sono entrambe squadre con un gruppo molto buono, molto giovane, con ragazze di qualità, alcune delle quali sono nel giro della nazionale. Questo come noi, quindi questo sarà un campionato sempre più competitivo, nel quale noi, in questo momento, abbiamo affrontato tutto il girone d'andata e pure l'inizio di quello di ritorno perdendo in casa del Colorno, e lì abbiamo visto quali sono i nostri limiti e qual'è la strada da percorrere. Per ora, il bilancio, personale e di squadra, è entusiasmante. Il gruppo è super positivo ed è bellissimo lavorare sotto questo profilo". Quindi un bilancio positivo ma con l'obiettivo di migliorare ulteriormente. "Sì. Io sono un coach che da abbastanza peso ai numeri. Ci alleniamo con un gruppo di 25-28 ragazze di media, è un gruppo molto giovane, nel quale stanno crescendo tante ragazze che provengono dalla juniores, e che hanno delle prospettive molto buone. Il gruppo dei trequarti, quest'anno, è capitanato da Beatrice Rigoni, il numero 10 nostro nonché della nazionale, ha ventun anni, e dico questo per far capire la qualità ed il perché affermo che sia un percorso positivo. Inoltre abbiamo quattro ragazze che sono state selezionate per il 6 Nazioni. Sono poche o tante per una squadra che, come detto, ha vinto gli ultimi tre campionati? Questo non lo so, ma io sono soddisfatto e spero che in futuro possano entrare anche altre ragazze; ma sicuramente le risposte, a livello numerico e di dati, sono estremamente positive, quindi mi fanno ben sperare". Comunque il fatto che alcune giocatrici siano state convocate per il 6 Nazioni, al di là del fatto che successivamente ci sarà una "scrematura" del gruppo, resta una bella soddisfazione. "E' inutile che ci nascondiamo: il lavoro del club deve essere condotto insieme con la selezione azzurra, perché altrimenti si parlerebbe di un lavoro "parrocchiale". Se vuoi puntare in alto, devi mirare a portare il maggior numero possibile delle tue ragazze in nazionale. E questo dev'essere l'obiettivo di ogni allenatore, quindi ben venga che le atlete vengano convocate, selezionate, e venga data a queste ragazze la possibilità di disputare un torneo, il 6 Nazioni, che penso sia una cosa fantastica". Oltretutto il movimento femminile, nella vostra società ma anche nel resto d'Italia, è in crescita. "A Padova, nel Valsugana, abbiamo 33 ragazze nella rosa della prima squadra e circa una trentina nelle juniores. Sono numeri piuttosto importanti per una città come Padova, soprattutto per un club come il Valsugana il quale ha, appunto, il settore femminile. A livello generale, per tutta una serie di ragioni, il rugby femminile sta prendendo gran piede a livello numerico; non so se poi, effettivamente, la qualità rispecchi l'entusiasmo che c'è vicino al rugby femminile, però la qualità si fa solo con i numeri. Più numeri hai, più qualità puoi eventualmente creare, con il passare degli anni. Senza numeri, infatti, non puoi neanche parlare di qualità, di alzare il livello, che si alza solo se puoi fare selezione, e puoi farla solamente con i numeri. Quindi, con il maggior numero possibile di ragazze che vengano a conoscere questo sport". Come mai, in base alla sua esperienza, questo sport, a livello femminile, specialmente in Veneto, è in crescita? "Innanzitutto devo dire una cosa: ringrazio i miei genitori che mi hanno fatto nascere in Veneto (ride, n.d.r.), e quindi, avendo più possibilità quotidiana di "respirare" rugby, io infatti ho giocato per 24 anni a Padova, e posso garantire che qui è fantastico. Se nasci qui, e questo vale anche per le donne, hai la possibilità di avere strutture di livello, così come di livello sono le persone che le seguono. Quindi qui va tutto bene. In generale, forse bisognerebbe chiederlo alle ragazze medesime che hanno iniziato a praticare questo sport. A parer mio, sono stati abbattuti molti stereotipi sul rugby e sugli sport di contatto in generale: ad esempio, il basket femminile è in aumento, la boxe femminile è in aumento, cresce il passaparola, si capisce e c'è una percezione che il rugby è uno sport per tutti e, di conseguenza, molte società si sono avvicinate a questo ed hanno dato alle ragazze la possibilità di giocare. Se devo essere sincero, io all'inizio ero scettico, invece le ragazze sono molto recettive nel praticare questa disciplina sportiva; ovviamente anche qui ci sono livelli sportivi da selezionare, ma se ci lavori e ci metti passione, si può crescere. Una cosa che ho notato e per la quale devo ringraziare il Valsugana, è che lascia lavorare. Se puoi lavorare e ne hai voglia, c'è molto margine, quindi non scherzo se dico che, a parer mio, entro cinque-otto anni il rugby femminile, se si continuerà a lavorare sotto questo profilo, crescerà veramente tantissimo. Cinque-otto anni, dicevo, perché, ovviamente, è il tempo per far crescere una generazione. La prossima generazione porterà a casa dei risultati molto molto elevati e di buon profilo rugbystico". Ultimo argomento: il vostro imminente impegno di campionato sarà il derby veneto contro Verona, squadra fanalino di coda ma non per questo da sottovalutare. "Anche su quest'argomento sono molto sincero: io non sopporto chi sottovaluta gli impegni. Sono molto severo su questo. Se c'è da affrontare la capolista oppure l'ultima in classifica, noi comunque lavoriamo al 110 per cento, in maniera impeccabile, in queste settimane, senza mai pensare a Verona o Colorno, che sono i due estremi, ma purtroppo, anche qui, se vuoi fare un lavoro di qualità non devi guardare queste cose. Ho messo sempre in campo la squadra più in forma, le ragazze, diciamo, più quotate per giocare la domenica. Io davvero, su questa cosa non transigo, perché è una questione di mentalità. Ed io credo molto sull'aspetto mentale, forse anche di più di quello fisico, perché da questo punto di vista, qui in Italia, paghiamo moltissimo sotto il profilo, appunto, dell'aspetto mentale, e se non lo imposti, quest'aspetto, anche su partite "facili", non si va da nessuna parte. Quindi, esigo che, domenica, le ragazze disputino una partita di livello e segnando più mete possibili. Quanto al Verona: è appunto ultimo in classifica, fa parte di quel sistema che sta crescendo, che è nato da un anno, e che ha tutto l'interesse nel crescere, nel giocare contro Valsugana, quindi non hanno nulla da perdere, ma come non lo aveva il Valsugana, nel 2006, quando è nato. Subiva, all'epoca, parecchie sconfitte, parecchi punti. Verona, se vuole continuare nel settore femminile, deve pagare questo "pedaggio" e vedrà che anche loro, tra qualche anno, se continuano così potranno, magari, togliersi qualche soddisfazione. Noi, invece, il "pedaggio" l'abbiamo già pagato e quindi giocheremo al massimo delle nostre possibilità".
(foto: sito Valsugana Rugby)