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All Stars Game


A seguito dell’ultimo test match tra Nuova Zelanda e Australia finito 40-12, la Bledisloe Cup è ancora stretta tra le braccia degli All Blacks (dal 2003), Cheika è intrappolato nel suo incubo peggiore, e Hansen cammina sul filo del rasoio chiedendo più sicurezza economica al ministro della finanza Robertson affinché nessun club estero possa anche minimamente pensare di mettere le mani sulle sue preziose stelle.

Su questo scenario non roseo, affollato da speculazioni sul reale valore del talento, e dagli affamati milionari francesi, già in agguato, come collezionisti, alla continua ricerca del team perfetto, c’è una domanda che aleggia sibillina nell’aria e la cui risposta forse potrebbe mettere d’accordo tutti, almeno per un pò.

Beauden Barrett del 2018 ha spodestato definitivamente Dan Carter del 2005?

Quando Daniel Carter ha distrutto i British & Irish Lions, nella serie del 2005 culminata nel 3-0, l’ex coach All Blacks Sir Graham Henry, difficile da impressionare, si era espresso dicendo che non aveva mai assistito ad un così virtuosa performance da parte di un No10.

Daniel Carter ha segnato 3 mete e 33 punti quella sera, mettendo continuamente in difficolta i Lions tanto che questi apparvero così distintamente sollevati al fischio finale. Carter ha certamente fatto sembrare tutto facile, giocando come se avesse più tempo e spazio di tutti gli altri giocatori in campo, utilizzando quasi ogni trick nel suo vasto ed eccellente portfolio. Quella sera, Sir Henry non era l’unico a credere che la performance di Carter non sarebbe mai stata eguagliata nella storia del rugby.

E nonostante ciò eccoci qui, ben 13 anni dopo, attoniti davanti a quell’astro brillante di Beauden Barrett, che sembra esserci proprio riuscito.

Quattro mete per un totale di 30 punti nell’ultimo incontro di Bledisloe Cup, tutti punti resi possibili grazie al suo incredibile ritmo e alla sua comprensione del gioco. Sono solo passati due giorni e ancora ci arrovelliamo su quell’infinità di numeri, brillanti dal punto di vista tattico, che hanno fatto totalmente la differenza la sera di sabato all’Eden Park.

Come Carter nel 2005, Barrett spesso si comporta come se riuscisse a veder le cose prima che accadano in campo, giocando con un infinito senso di libertà e confidenza che soltanto quelli davvero dotati riescono a raggiungere. Barrett è stato il cuore di tutto ciò che di buono è capitato agli All Blacks sabato scorso, proprio come Carter lo è stato per i compagni nel 2005.

Un uomo che concretizza, oltre a lasciare tutti a bocca spalancata per la qualità e l’ampia gamma di abilità e la pura audacia di inventarsi l’impossibile in un rettangolo d’erba.

La mattina dopo l’incontro tra Nuova Zelanda e Australia all’Eden Park, non c’era una testata giornalistica neozelandese che non facesse riferimento al paragone tra i due giocatori.

“Non credo ci sia da fare un vero paragone” è stata la risposta di Steve Hansen al quesito.

“Credo che entrambi gli atleti in questione hanno tantissima qualità e ricoprono un ruolo dove hanno per forza una grande influenza nel gioco. Se hanno influenzato l’andamento della partita? Certo! Dan lo ha fatto nel 2005 e Beauden l’ha fatto ieri sera”.

Barrett è un giocatore di alta classe, il suo talento e i palloni di qualità con cui lo servono i compagni lo rendono altamente pericoloso. Sembra non essere ancora fatto e finito, comunque, c’è ancora molto che il 27enne di New Plymouth può dare.

Il limite più grande nel superarsi, nel raggiungere nuove altezze, è solo mentale e quello che altri hanno già fatto, prima di noi, può solo servire da ispirazione. Se Barrett ha chiaro nella sua testa che Dan Carter non deve essere per forza lo standard a cui aspirare, allora potrà sicuramente fare in modo di diventare il miglior numero 10 nella storia del rugby.

Nessuno anni fa poteva pensare che ci potesse essere qualcuno migliore di Andrew Mehrtens (Crusaders 1996-2005, 973 punti internazionali), o Grant Fox (Auckland Blues, campione del mondo nel 1987). La vita ci sorprende in continuazione e arriverà sempre il momento di un nuovo astro nascente che fissa la barra un pò più in alto per tutti.

Michael Jordan e Lebron James.

Potrebbe già esserci qualcuno nella rosa attuale degli All Blacks che un giorno supererà Beauden Barrett. Senza contare tutti quei ragazzini che oggi guardano ammaliati il giovane di Taranaki e poi corrono al campo, cercando di superarlo e imitarlo, ogni giorno in allenamento, con tutte le loro forze.

Questa è la cosa bella dello sport. Le performance eccezionali di oggi sono l’ispirazione di quelle future.

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