Harlequins: la nuova identità del prossimo avversario dei Leoni
Nessuno si aspettava che gli Harlequins battessero gli Exeter Chiefs 28-26 nella sfida dello scorso venerdì sera, valida per la nona giornata di Premiership.
Exeter, prima della visita al Twickenham Stoop, era reduce da ben otto vittorie consecutive, non tutte entusiasmanti ma ben rappresentative di come la squadra di Rob Baxter riesca sempre ad assicurarsi la partita anche giocando ben al di sotto delle sue potenzialità. Ben Moon, Henry Slade, Santiago Cordero e il trio degli infortunati Sam Simmonds, Jack Nowell e Jonny Hill, erano tutti assenti quella sera ma la formazione scesa in campo contro i Quins era ben preparata.
Nonostante le assenze importanti, come quelle di Chris Robshaw, James Horwill e Tim Visser, gli Harlequins sono riusciti a ribaltare la partita a loro vantaggio dando prova della nuova identità di squadra che sta lentamente venendo fuori sotto la guida di Paul Gustard.
Da qualche stagione ormai, la franchigia di Londra sta attraversando un periodo nero, un percorso irto ed in salita costellato di tante difficoltà, in cui molte energie vengono spese, settimana dopo settimana, nel risolvere i continui problemi in difesa e nelle fasi statiche, così come nelle fasi di attacco. Adesso, al fianco di Gustard si sono uniti l’ex nazionale inglese Alex Codling, il quale si occupa di risanare le fragilità in mischia, e l’utility back neozelandese Nick Evans, che ha trascorso gli ultimi nove anni ai Quins e sta rielaborando da zero un attacco che ha perso di efficacia.
Ebbene, il duro lavoro ha dato i suoi frutti nella serata di venerdì contro Exeter.
A cominciare dalla difesa, nonostante le quattro mete concesse, si è dimostrata una performance aggressiva che ha corso i suoi rischi e ha aiutato a creare le fondamenta giuste per l’attacco.
La meta d’intercetto, segnata all’ultimo minuto, da Ian Whitten di Exeter è stata frutto di un calo di concentrazione una volta che la partita se l’erano già portata a casa i Quins.
Sicuramente non giustificabile, ma un errore sul quale si può passare sopra rispetto a ripetute falle nella difesa.
Ciò che ha sorpreso più di tutto è stata la velocità nel disporsi lungo la line difensiva e la capacità di togliere qualsiasi spazio ad Exeter che, in più occasioni, è stato costretto ad arretrare. Ogni pallone è stato conquistato dai Quins durante le loro fasi statiche, sia in mischia che in rimessa.
Infine, l’attacco: quel rugby fluido e veloce che ha sempre caratterizzato gli Harlequins, e che era ormai andato dimenticato, è tornato nella sua espressione migliore.
Azioni multifase e tanti ricicli per allargare le maglie della difesa avversaria, creando spazi e opportunità che la pericolosa seconda linea di attacco ha colto alla perfezione. Senso di gioco e abilità traboccavano da ogni azione dei Quins, i quali hanno riscoperto il gusto di un stile di gioco esteso, minaccioso e azzardato.
Il fervore nell’evitare il contatto, che è più facile a dirsi che a farsi correre nello spazio adiacente ad un difensore, piuttosto che centrare un placcatore in pieno petto, gli ha permesso di vincere le collisioni e, una volta eliminata la battaglia fisica, era molto più semplice liberare le mani e cercare il riciclo.
Non ci sono molti team oggi capaci di imporre un tale ritmo e una tale intensità ad una squadra come Exeter, ma è proprio quello che è accaduto allo Stoop venerdì.
Ma c’è ancora molto su cui lavorare per gli Harlequins, a partire dal numero di punizioni concesse, che quella sera ha raggiunto le due cifre, fino alla capacità di replicare una tale performance per i prossimi tre o quattro incontri di fila.
Tutto da rimettere in discussione quindi, tranne la nuova identità di squadra che sta lentamente emergendo.
Oggi il rugby richiede altissimi livelli di fitness rispetto a qualche anno fa, giocatori più grossi, veloci e allenati, mentre le dimensioni dei campi da gioco restano sempre le stesse. Se una squadra oggi è capace di produrre un attacco che allarga la difesa per creare spazi e occasioni, e allo stesso tempo ha una linea difensiva che chiude qualsiasi spiraglio, allora non si trova su un percorso in salita ma su un cammino nuovo, sulla strada giusta per il successo.