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Cosa c'è di sbagliato negli scozzesi?


Il fallimento della strategia scozzese, nella partita contro l’Irlanda di sabato scorso, trova la sua massima espressione in quelle 25 fasi giocate sui 5m irlandesi, allo scadere del primo tempo, che non hanno fruttato alcun punto alla squadra di casa.

Ed è questo il leitmotiv di tutta la partita: gli scozzesi non sono riusciti a concretizzare il possesso quando l’avevano.

L’unica marcatura scozzese è stata quella architettata dalla brillante lettura di gioco dell’apertura Finn Russell, il quale ha intercettato il passaggio di Joey Carbery correndo via per poi servire, in perfetto timing e placcato a terra, un pop pass per il compagno Sam Johnson.

Nonostante le molteplici azioni e fasi di gioco, il possesso territoriale nei 5m avversari e le vane ondate di attacchi sulla rocciosa difesa irlandese, gli scozzesi non sono riusciti a decifrare chi avevano davanti.

Nel secondo tempo, una serie di errori di handling hanno infine azzoppato la Scozia permettendo all’Irlanda di prendere in mano il controllo del match.

Sexton: Old but Gold.

La Scozia non si è dimostrata coesa in partita, è stata divelta da iniziative individuali, impazienti e nervose. Gli scozzesi vantano un triangolo allargato di vero talento, parecchio pericoloso quando si muove, ma forse non ancora capace di agire secondo le stesse linee guida. È come se i trequarti scozzesi non sapessero cosa significhi cacciare insieme, come un unico pack, per poter abbattere i difensori in modo semplice ma efficace: assorbire e passare. Preferiscono, invece, avventurarsi nell’uno contro uno, incuranti dello spazio a disposizione che via via si esaurisce.

Nonostante sia stato in campo per soli venti minuti, Sexton è stato cruciale nella realizzazione delle due mete irlandesi del primo tempo, influenzando pesantemente il corso della partita giocandone soltanto 1/4.

Tutti i trequarti scozzesi sono fisicamente più dotati rispetto all’apertura ormai 33enne irlandese. Più agili, veloci, forti, ma giocano per loro stessi prima di tutto, poi per gli altri.

Questo non vuol dire che siano egoisti in campo ma solo che sono impazienti di provare (e provarsi) grandi giocate per il proprio team facendolo nel modo migliore che conoscono, ovvero usando quelle ottime abilità fisiche che li rendono ciò che sono.

3v1 che diventa 1v3.

Al primo minuto di gioco, la Scozia crea una situazione di netto vantaggio sul lato destro della difesa irlandese.

Tre uomini di mischia difendono il lato interno di Earls, il quale si trova arretrato rispetto la linea di centrocampo, e lentamente scivolano verso la rimessa. Intanto, il giovane primo centro scozzese Sam Johnson tiene l’ovale tra le mani e ha il compagno di reparto Huw Jones, Jamie Ritchie e Sean Maitland alla sua sinistra.

Johnson da in anticipo la palla a Jones, permettendo così agli irlandesi di scorrere ancora per coprire. Il primo istinto di Jones è quello di bruciare gli avversari correndo verso l’esterno ma, così facendo, lo spazio si esaurisce e sfuma il 3v1. Best e Ryan sono ormai vicini a Jones che va per il grubber, dando via il possesso.

In questa occasione, sia Johnson che Jones avrebbero potuto andar dritto, invece di far scorrere la difesa verso la rimessa facendo esattamente ciò che vuole l’Irlanda: costringere l’avversario a passare per esaurirlo sulla linea di touche. I trequarti scozzesi non hanno saputo sacrificarsi per poter salvare un pò di spazio e mantenere viva l’azione. La profondità che essi creano fallisce nel tentativo di creare spazi e varchi perché impazienti di creare qualcosa individualmente.

Al minuto 03:24, lo stesso scenario si ripresenta: Hogg ha davanti a sé Bundee Aki, Farrell sul suo lato esterno, Stockdale con il corpo rivolto verso l’esterno e Kearny dietro a coprire. Se Hogg andasse dritto assorbendo Aki, passando l’ovale a Huw Jones, si aprirebbe un canale tra Aki e Stockdale -supponendo che l’ala irlandese non riesca ad aggiustare la sua posizione e direzione per rincorrere Jones e che quest’ultimo riesca a battere Farrell.

Invece Hogg prova a battere Aki sul lato esterno, incrociandosi con il compagno Jones, e quella che era una situazione di vantaggio diventa un 2v2 in un corridoio di 5m.

Ancora, il problema si presenta allo scadere del primo tempo mentre l’Irlanda continua a dimostrare all’avversario di sapere recuperare le occasioni in svantaggio numerico al largo e di saper fermare le singole corse pericolose.

Per poter sfruttare al meglio il sovrannumero bisogna fare in modo che l’Irlanda non scorra in difesa e ciò significa mirare un uomo e giocare in linea: esattamente ciò che ha fatto Sexton per aprire la difesa scozzese.

Il numero dieci dell’Irlanda gioca il 3v2 assorbendo il flanker Ryan Wilson al contatto e liberando la palla con perfetto timing per Farrell il quale corre dritto e crea un break su Seymour. Pochi secondi dopo, l’ovale di Sexton arriva nelle mani dell’ala Stockdale, il quale corre lungo la linea di touche, e calcia in profondità dove poi Murray raccoglie e va a segnare. La giocata di Sexton ha reso possibile tutto ciò: liberare l’ala.

Usare Russell.

La Scozia ha ottimi trequarti ma pochi di questi riescono davvero a giocare la palla per liberare le ali. Jones e Hogg non possono pensare di fare tutto da soli contro una difesa come quella irlandese. Ad esempio, se Johnson lavorasse su quelle sue abilità da primo centro, sull’assorbire e passare al momento esatto, allora potrebbe dare la possibilità al suo compagno di reparto Jones di volare con la palla in mano. Un modo per poter risolvere questo problema potrebbe essere quello di mettere il playmaker Finn Russell in un posizione che gli permette di liberare giocatori come Jones e Hogg su canali più ampi.

Il fallimento di quelle 25 fasi, allo scadere del primo tempo, si presta come valido esempio per capire quanto potenziale avrebbe Russell se messo in una posizione di gioco più efficace.

Dalla mischia sui 5m dell’Irlanda sull’estrema destra del campo, la Scozia procede con 5 carries con gli avanti, guidati da Laidlaw, fino al lato opposto per poi continuare controsenso fino all’ottava fase.

Nel frattempo Finn Russell non tocca l’ovale e i due centri Jones e Johnson sono usati nel breakdown mentre gli avanti cercano di rompere la difesa. I tre quarti non ricevono palla fino alla nona fase di gioco quando i carries cominciano a diminuire di intensità.

Tuttavia, dopo la prima fase di gioco con Seymour, in ripartenza dalla mischia sui 5m, ci sarebbe un opportunità per Russell di agire mentre la linea difensiva irlandese è ancora sotto pressione.

Dal punto d’incontro, la Scozia ha soltanto uomini di mischia che vengono a ridisporsi, tra cui anche il flanker Jamie Ritchie un pò più largo. In attacco ci sono quindi Ritchie, Russell e Jones.

Qui ci sarebbe l’opportunità di utilizzare Ritchie come primo portatore per un passaggio a Jones, il quale correrebbe dritto per assorbire Earls e far giocare Russell dietro.

Una volta che Russell si trova all’esterno di Earls, ecco che si manifesta l’occasione del 3v1 a 5m dalla linea, con sia Kinghorn che Maitland liberi all’ala.

Ciò che accade nella realtà è ben diverso invece: la prima idea di Ritchie è quella di infilarsi a testa bassa nella difesa per un carry, mentre Jones e Russell stanno fermi aspettandone un altro.

Intanto, l’Irlanda ha solo Earls e Kearney a coprire metà dello spazio in profondità sul lato sinistro del campo. Se Laidlaw servisse Russell in velocità, con tutto quello spazio a disposizione e il vantaggio del 3v2, allora non sarebbe impossibile segnare.

Quando la Scozia ha bisogno di alzare il ritmo e usare il talento di Russell, non lo fa.

Nella red zone gli scozzesi cercano di avanzare con i punti d’incontro ma Laidlaw rallenta le giocate mentre aspetta che gli uomini di mischia si riposizionino. La strategia fallisce miseramente davanti la difesa irlandese che ferma tutte le corse degli scozzesi.

Se la Scozia ha serie intenzioni di battere Inghilterra e Galles, o gli avversari della prossima Coppa del Mondo come Nuova Zelanda, Sud Africa e Australia, ha bisogno di sfruttare al massimo il talento del suo playmaker Finn Russell e le dinamiche linee di corsa di Jones, Hoogg, Maitland e Kinghorn, ma soprattutto bisogna che lavorino tutti insieme per trovare le giuste combinazioni come pack, invece di pensare e agire ognuno per contro proprio.

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