La nuova chance di Antonio Rizzi con le Zebre Rugby
LA NUOVA CHANCE DI ANTONIO RIZZI CON LE ZEBRE RUGBY
“SARÀ UN ANNO CHIAVE PER ME: SPERO DI RIUSCIRE A DIMOSTRARE IL MIO VERO VALORE E A STUPIRE CHIUNQUE IN PRO14 INSIEME ALLE ZEBRE”
Terminata la settimana di pausa, Antonio Rizzi e le sue Zebre Rugby sono tornate ad allenarsi alla Cittadella del Rugby di Parma.
Mercoledì scorso il comitato organizzatore del Guinness PRO14 ha individuato in venerdì 21 agosto la data di ripresa della stagione 2019/20. Ora più di prima, i giocatori multicolor guardano dunque con maggior attenzione al ritorno in azione in campionato celtico che li vedrà sfidare il Benetton Rugby a Treviso nel 14°turno del torneo.
Terminato il match del Monigo, Zebre e Leoni si affronteranno nel derby di ritorno a Parma, in programma domenica 30 agosto nella 15° ed ultima giornata della stagione regolare del torneo.
Entrambe le partite saranno trasmesse in diretta su Dazn e prenderanno avvio alle ore 20:00.
Ospite dell’intervista settimanale del club non poteva non essere Antonio Rizzi, neo innesto delle Zebre Rugby e soprattutto ex di turno assieme a Luca Bigi del Benetton Rugby.
L’ex Azzurrino ha parlato del suo percorso di crescita intrapreso nelle giovanili della Leonorso Rugby Udine, proseguito in quelle del Mogliano Rugby e perfezionato nei ranghi dell’Accademia Nazionale “IvanFrancescato”.
Nato a Trieste il 5 gennaio 1998, il giovane n° 10 ha disputato una stagione nel massimo campionato col Petrarca Rugby, laureandosi campione d’Italia col club padovano nel 2017/18 prima di firmare il suo passaggio in biancoverde.
A che età ti sei avvicinato al rugby e com’è nato l’amore per la palla ovale? “Mi sono avvicinato al rugby all’età di sei anni, grazie a mio padre che giocava anche lui da giovane. Prima di allora avevo provato col calcio, come il 90 % dei bambini in Italia, ma ricordo che ci allenavamo al chiuso nelle palestre ed essendo stato io un bambino vivace non trovavo i giusti stimoli per continuare. Una volta entrato nel rettangolo verde del rugby mi sono invece letteralmente innamorato a prima vista di questo sport”.
Sei stato capitano della Leonorso Rugby Udine con cui hai vinto il Trofeo Topolino e il titolo di miglior giocatore del torneo nel 2010 e ancora nel 2012. Che emozione è stata e che ricordi hai di quegli anni? “I ricordi che ho degli anni a Udine sono stupendi perché per una piccola realtà riuscire a vincere per due volte un trofeo così prestigioso come il Topolino è davvero un’emozione pazzesca. Ho avuto la fortuna di vincere il premio di miglior giocatore, ma sono piccole cose, perché molto più importante è stato il fatto che la Leonorso non aveva mai vinto il Trofeo Topolini prima di allora. Una delle partite che ricordo con più piacere è stata quella contro l’ASD Rugby Milano, squadra che battemmo per tre mete ad uno e dove giocavano diversi atleti che chi più chi meno continuano a giocare ancora oggi”.
Fin dai piccolo hai ricevuto tanti apprezzamenti da parte dei tecnici delle società del territorio. Che stimoli ti dà l’essere riconosciuto come un giocatore talentuoso ed emergente? “Sì ho ricevuto tanti complimenti nel corso della mia carriera, ma sono sempre stato un giocatore che non ama sentirsi dire quanto sia bravo o meno perché, come dico spesso ai miei genitori, avendo sentito tanti apprezzamenti fin da piccolo preferisco far parlare il campo adesso. Infatti, spero di poter riuscire a dare una buona impressione quest’anno che sarà un anno chiave per me in cui conto di mettere in mostra il mio valore e le mie qualità”.
Nel 2016 partecipi da vicecapitano all’Europeo U18 a Cardiff, ti laurei campione d’Italia U18 col Mogliano Rugby e debutti nel Sei Nazioni U20. Un anno pieno di soddisfazioni.. Che stagione è stata e che emozioni ti ha lasciato? “Vincere il campionato U18 col Mogliano è stata un’emozione molto bella perché ero appena arrivato in squadra assieme a tanti altri giocatori e tutti noi avevamo avuto la fortuna di avere come allenatore il sudafricano Darrel Eigner che riuscì a tirar fuori il meglio da un gruppo formatosi negli ultimi giorni di agosto, vincendo anche il campionato. Debuttare all’Europeo U18 è stato sì speciale, ma ancora di più lo fu farlo al Sei Nazioni U20, anche se il mio esordio fu quasi un disastro perché giocai una partita bruttissima contro l’Inghilterra. Un po' l’emozione, un po' il tempo e un po' la qualità dei nostri avversari fecero sì che perdemmo 42 a 7”.
Nel 2017/18 sei stato uno dei protagonisti della cabina di regia del Petrarca Rugby, vincendo il massimo campionato italiano al termine della stagione. In quale aspetto del tuo gioco pensi di essere maggiormente cresciuto ai tempi dell’U20? “L’anno in Eccellenza è stato un anno molto formativo perché è stata la mia prima vera esperienza in un rugby di alto livello. Penso di essere migliorato soprattutto a livello caratteriale perché era la prima volta che ti presenti in un gruppo nuovo che non conosci bene e che soprattutto ti approcci ad un tipo di rugby più prestigioso. Siamo stati bravi a vincere il campionato, grazie anche al fatto che avevamo una squadra veramente forte con giocatori di grande qualità, oltre che un gruppo unito. Sconfiggere Calvisano al Plebiscito di fronte a 7.000/8.000 persone è stata una grande emozione!”
Quale aspetto ti piacerebbe invece approfondire di più e migliorare? “Ce ne sono tanti perché ovviamente all’età di 22 anni ho ancora tanta strada di fronte a me. In attacco devo sicuramente migliorare la qualità e la velocità del passaggio, mentre in difesa l’efficacia del placcaggio. Sono aspetti che mi sono posto come obiettivi primari per quest’anno e su cui avevo iniziato a lavorare già dall’anno scorso, per cui nei prossimi mesi sono sicuro di riuscire a colmare queste mie lacune se così le vogliamo definire”.
Un consiglio per raggiungere l’alto livello? “Dare sempre il massimo in ogni allenamento e in qualsiasi cosa tu stia facendo. Aiuta molto il fatto di divertirti e di sapere ciò che stai facendo. La fortuna certo ci vuole, ma se tu dai il 100 % le soddisfazioni arriveranno sicuramente, a prescindere dei traguardi raggiunti”.
Hai un tuo modello di n° 10 cui ti rifai e come ti piace interpretare il tuo ruolo in campo? “Come ogni bambino e ogni apertura sono cresciuto con l’idolo di Johnny Wilkinson, anche se ammetto che negli ultimi tre/quattro anni mi ha appassionato molto Dan Biggar che quest’anno ho avuto anche l’onore di giocarci contro. E’ stata un’emozione fantastica potermi confrontare con un regista così completo e talentuoso. E’ bravo a passare la palla, a calciare, ma soprattutto può fare qualsiasi cosa e può giocare anche in altri ruoli”.
Oltre apertura, c’è qualche altro ruolo in cui ti piacerebbe giocare? “Credo di avere le qualità per giocare anche primo centro o soprattutto estremo, ma se dovessi scegliere sceglierei sempre l’apertura: è il ruolo che prediligo e quello in cui ho sempre giocato dalle giovanili”.
Venerdì 21 agosto le Zebre affronteranno la tua ex squadra del Benetton Rugby. Che partita sarà e qual è il punto di forza dei Leoni tu che li conosci meglio di altri? “Sarà una partita per me molto emozionante perché a Treviso ho lasciato una parte del mio cuore. Sono stati due anni bellissimi e ritroverò molti compagni con cui sono legato. Sarà anche una sfida particolare perché torneremo a giocare dopo quasi sei mesi di pausa. Il Benetton Rugby è una squadra completa con giocatori molto importanti. Secondo me non hanno un trucco o un segreto loro, è una squadra che per batterla devi analizzarla e metterla sotto molta pressione. Per noi sarà estremamente importante riuscire a metterli in difficoltà nelle loro certezze”.
E’ stata dura aver fatto poco minutaggio col Benetton Rugby? “Non è stata dura perché sono arrivato a Treviso che avevo 19 anni e come ogni ragazzo che si approccia al PRO14 non ci si aspettare di giocare titolare. Certo è un aspetto che un po' soffri venendo dall’Accademia dove sei sempre in campo e abituato a giocare, per cui è stata un’esperienza nuova anche da quel punto di vista. Ho avuto il privilegio di potermi allenare con atleti di alto livello come Marty Banks, Allan, McKinley, Keatley, i quali mi hanno tutti aiutato a crescere, per cui sono stati due anni davvero formativi. Ovviamente mi è mancato un po' di minutaggio ma è andata così e non rimpiango nulla di queste due belle stagioni”.
Viste con gli occhi dell’avversario invece, quale aspetto del gioco delle Zebre di coach Bradley ti ha sempre impressionato nelle occasioni in cui sei sceso in campo contro i tuoi attuali compagni di squadra? “Il gioco di Mike a me piace molto ed è per questo che ho subito sposato il progetto delle Zebre. E’ un tipo di gioco che lascia molta fantasia e che si addice ad un tipo di giocatore come me. E’ uno stile facilmente riconoscibile: le Zebre sono una squadra che non ha paura di giocare e che prova a costruire anche se in difficoltà o nei loro 22 metri. Alle volte può andare male, alle volte può andare bene ma è sicuramente un gioco bello da fare e da vedere e che penso sia anche l’arma principale della squadra”.
Dopo due ottime edizioni del Sei Nazioni e del Mondiale U20 sotto la guida dei coach Roselli e Moretti, sei stato convocato al raduno della Nazionale maggiore lo scorso gennaio e ancora a luglio, qualche settimana fa. L’Azzurro è un tuo obiettivo? “L’Azzurro ovviamente è un obiettivo mio, ma penso di qualsiasi altro giocatore che si approccia a qualsiasi sport. Riuscire ad indossare la maglia della Nazionale è sicuramente una delle mie massime ambizioni adesso, ma devo prima meritarmela in campo, anche perché ci sono giocatori come Allan e Canna che hanno già da diverso tempo dimostrato il loro valore. Essere stato convocato ai vari raduni è sicuramente un’emozione unica che non mi aspettavo. Quest’anno per me è fondamentale: voglio dimostrare che anche l’Italia può contare su di me”.
Con quali ambizioni arrivi alle Zebre e che obiettivi ti poni per quest’anno? “Arrivo con l’obiettivo di far bene con la squadra affinché disputi la sua miglior stagione di sempre in PRO14. A livello personale voglio invece dimostrare il mio vero valore in campo, facendo un po' ricredere la gente sul mio nome dopo due anni in cui il mio minutaggio, e quindi le mie chance di mettermi in mostra, sono state sicuramente inferiori. Sono molto fiducioso per quest’anno perché penso che lo stop ci ha aiutato a crescere come squadra, in più abbiamo avuto tanto tempo per organizzarci e per analizzare bene le nostre avversarie. Arriviamo ad agosto, ma a maggior ragione ad ottobre più pronti che mai!”
fonte@ZebreRugby
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